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In via totalmente introduttiva, l autore evidenzia come, proprio negli anni recenti, dinanzi all indispensabile bisogno di disgregare la criminalità organizzata, la figura giuridica del sequestro è stata materia di una nuova attenzione sia a livello nazionale che internazionale.
Inoltre, l autore chiarisce che la parola italiana “confisca” deriva dal verbo “confiscare” che, a (SA) volta, proviene dall omografo predicato latino “confiscare” a (SA) volta proveniente, come verbo denominale, da fiscus (considerato proprio come patrimonio imperiale) con il prefisso cum (con).
In dettaglio, la concezione di fisco è proprio quella di una cassa universale dello Stato; quindi, si parla nel vocabolario comune di “confisca” allo scopo di richiamare l idea di sequestrare dei beni, in maniera coattiva, nelle casse statali.
Più in particolare, la confisca spiega, appunto, l asportazione forzata di uno o di più beni a vantaggio di un organismo pubblico o sovrano, così come l asportazione coercitiva e risolutiva della disponibilità di una “res” al suo possessore.
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L autore evidenzia, inoltre, come LA CONFISCA REPLICA AL BISOGNO DI SANZIONARE IL REO DI UN DELITTO CON LO SCOPO (primario e supplementare) DI REDISTRIBUIRE I BENI ILLEGALMENTE CONSEGUITI.
La confisca di tipo penale non va mischiata né con la confisca di natura amministrativa, quale pena di un reato amministrativo già compiuto, né con la requisizione per utilizzo collettivo.
Il fine principale del provvedimento di sicurezza effettivo in esame è proprio quello di scongiurare che il colpevole, conservando la possibilità di uso di tali beni, sia spinto all ulteriore compimento di delitti.
Tutto ciò anticipato, la figura giuridica della confisca penale è stata inclusa e disposta dal legislatore nel codice penale e, in dettaglio, nel libro I (Dei delitti in generale), Titolo VII (Dei provvedimenti amministrativi di sicurezza), Capo II (Dei provvedimenti di sicurezza del patrimonio), con gli articoli 236(2) e 240 c.p. del 1930.
Materia di sequestro possono essere soltanto i beni mobili od immobili, a cui non sia stata già marcata per legge un assegnazione e che non siano di proprietà già dello Stato. In dettaglio, sono sequestrabili anche i beni spettanti a soggetti giuridici.
Con il mezzo giuridico della confisca si esegue l esproprio da parte dello Stato di beni connessi al compimento di azioni delittuose, beni che potrebbero essere di nuovo usati per attuare un crimine. La confisca costituisce il primario provvedimento di sicurezza del patrimonio stabilita dal codice penale ed è capace di influire sul patrimonio e non sul soggetto punito.
Più in dettaglio, la confisca consta nell asportazione di specifici beni che siano in relazione di pertinenza con il delitto per cui sia stata emessa la pronuncia di condanna.
LA CONFISCA PENALE E inappellabile (effetto risolutivo), considerato che la permanenza dei suoi effetti non appare proporzionata alla durata della condizione di dannosità sociale.
LA RATIO LEGIS DI TALE FIGURA E LA PROTEZIONE DELL ORDINE PUBBLICO ossia di bloccare in modo adeguato i “moderni” episodi di illegale profitto tra cui, in particolare, tutti quelli riportabili alla delinquenza organizzata.
La teoria e la giurisprudenza hanno previsto tre diversi tipi di confisca riportabili a quella discrezionale, necessaria e per equivalente.
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Questa si ha quando si possono sequestrare, invece dei contanti, anche beni differenti (es. si veda il reato di usura ex lege n. 108/1996). Per una migliore accuratezza di esposizione della materia, chiarisco che la confisca discrezionale viene ordinata dal magistrato in presenza di alcune specifiche basi:
● DANNOSITA DEL BENE E DELLA PERSONA AGENTE; ● OBBLIGATORIETA CHE IL SOGGETTO ABBIA AVUTO UNA PENA, CON VERDETTO O CON UN ATTO PENALE; ● E NECESSARIO CHE IL BENE NON SIA DI PROPRIETA DI UN TERZO NON PARTECIPE AL DELITTO.
Può essere materia di confisca ex art. 240 c.p. l importo di denaro che il magistrato verifichi essere stato guadagnato dalla vendita di droga anche in caso di punizione per il delitto di cui all art. 73, comma quinto, normativa stupefacenti, non essendovi l interdizione messa in relazione a tale ipotesi dall art. 12 sexies del Decreto Legge n. 306/1992 trasformato nella Legge n. 356/1992, che, quale norma specifica, trova attuazione soltanto nel caso specifico dalla stessa disciplinato di soggetto punito che non sia capace di motivare la derivazione del denaro di cui dispone. (Cassazione penale, sezione IV, verdetto 5 aprile 2000, n. 4214)
In breve, si può di nuovo sostenere che la confisca è in termini di funzionalità in relazione al compimento del delitto.
Inoltre, i beni che servirono o furono riservati al compimento del delitto e quelli che ne rappresentano il prodotto e il guadagno sono materia della confisca discrezionale (art. 240, comma 1, c.p.). NELL IPOTESI DI CONFISCA DISCREZIONALE IL MAGISTRATO E OBBLIGATO A GIUSTIFICARE L ATTUAZIONE DEL SUO POTERE FACOLTATIVO.
Il compito della confisca discrezionale è proprio quello che tende a evitare il compimento di altri delitti, togliendo alla disponibilità del reo beni che, se restassero di (SA) proprietà, potrebbero avvantaggiarlo nel compiere nuovi delitti dello stesso tipo.
In breve, la confisca discrezionale può essere attuata ogni volta che il magistrato, nel caso di specie, consideri strettamente connesse, per la tipologia e le tecniche del delitto, la proprietà dei beni sequestrati e la possibilità di ripetizione dell azione criminale. In materia di confisca discrezionale, sia se si debba agire in sede di verdetto di punizione, sia se ci si trovi in casi di verdetto su consenso delle parti, l attuazione del provvedimento di sicurezza non è ascritta al potere discrezionale del magistrato dovendo invece questi giustificare con specifica spiegazione la peculiare e diretta connessione tra il bene e il delitto in base a cui viene emesso il verdetto di dannosità derivante dalla conservazione del bene stesso a disposizione del colpevole:
questa valutazione, inoltre, può essere elaborata anche in relazione alle particolarità della soggettività del colpevole e alle modalità di compimento del reato. (Cassazione penale, sezione IV, verdetto 8 giugno 2005, n. 21703).
Rispetto alla confisca discrezionale il magistrato dell interpretazione ha considerato del tutto lecita la confisca di un automobile usata allo scopo di importare dall estero in Italia droghe che erano state nascoste nel paraurti di dietro.
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Quindi, il principio giuridico chiarito dagli ermellini in merito al suddetto caso è stato questo: “Deve considerarsi lecita la confisca, in base all art. 240, comma primo, c.p., dei beni che siano stati utili a compiere un delitto se tra essi e il reato vi sia un nesso oggettivo non solo accidentale, ma tale da legittimare un azione di ablazione che sottragga al reo la disponibilità di un mezzo adeguato alla ripetizione della condotta da lui tenuta”, (Cassazione penale, sezione II, verdetto 27 ottobre 2009, n. 41285) Invece, I BENI CHE RAPPRESENTANO IL PREZZO DEL DELITTO SONO MATERIA DI CONFISCA NECESSARIA (art. 240, comma 2, n. 2, c.p.). nondimeno, la confisca dei beni che costituiscono il prezzo del delitto, disposta forzatamente dall art. 240, comma 2, n. 1 , c.p., non può essere ordinata nell ipotesi di annullamento del delitto.
I beni che sono soggetti a confisca forzata non possono essere resi in alcun caso al soggetto coinvolto, anche nel caso in cui siano stati requisiti dalla polizia giudiziaria di propria decisione e per scopi unicamente dimostrativi, perché l art. 324 c.p.p., nel regolare l iter di riesame dei provvedimenti cautelari effettivi, dispone al comma settimo che l annullamento della misura della requisizione non può essere ordinata nei casi previsti dall art. 240, secondo comma, c.p., e tale disposizione è manifestamente richiamata dall art. 355, comma terzo, c.p.p., in tema di requisizione probatoria. (Cassazione penale, sezione IV, verdetto 15 febbraio 2007, n. 6383).
Sempre in materia di requisizione forzata, il magistrato della Nomofilachia ha espresso tale norma di diritto: “I proiettili segnanti, i bossoli e l imballaggio di una bomba a mano sono sottoposti a requisizione anche nell ipotesi di archiviazione del processo, essendo beni di cui non sono permessi, sia pure in specifiche circostanze, il possesso e il porto”.
Il provvedimento di sicurezza patrimoniale della requisizione è previsto per tutti i delitti connessi alle armi ed è necessario anche in caso di annullamento del delitto, restando estromessa soltanto nell ipotesi di proscioglimento nel merito e in quello di spettanza dell arma a soggetto non partecipe al delitto.
Invece, in materia di smaltimento dei rifiuti, la requisizione forzata del mezzo di trasporto, indicata per il delitto di trasporto non consentito di rifiuti (artt. 256, comma primo in rapporto all art. 259, comma secondo, Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152), deve essere ordinata anche nel rito specifico del processo per decreto, in quanto questo dovere esiste ogni volta che la requisizione sia necessaria in forza dell art. 240, comma secondo, c.p. o in forza delle leggi speciali.
Inoltre, gli ermellini hanno sostenuto che “La confisca dei beni che furono utili o furono riservati al compimento del delitto di contrabbando deve essere sempre ordinata dal magistrato anche nel caso di annullamento del delitto per prescrizione”.
Ancora in merito alla confisca necessaria, la Suprema Corte ha indicato che: “In rapporto al reato di diffusione di materiale pedopornografico, il sequestro di esso e degli strumenti di qualsiasi tipo ad esso collegabili ha natura indispensabile e va ordinato anche nel caso di trattativa o di assoluzione per annullamento del delitto, poiché deve essere attuata non già la normativa generale in materia di confisca indicata dall art. 240 c.p. ma le particolari norme di cui agli art. 600 ter e 600 septies.
Affermo inoltre che proprio nell articolo 416-bis, comma 7, c.p. il legislatore ha immesso un ulteriore caso di requisizione forzata per il reato di associazione di stampo mafioso.
La figura giuridica della confisca trova molte attuazioni in ambito penale, tanto che può essere ordinata rispetto a beni immobili utili al compimento del delitto di sfruttamento della prostituzione. Nondimeno, non può essere sequestrata l auto utilizzata per facilitare la prostituzione altrui, non essendovi, in questo caso, il necessario legame strumentale che deve connettere, in modo diretto e immediato il bene al delitto.
Resta poi da esaminare l ultimo tipo di confisca che è quello cd. “PER EQUIVALENTE”. In dettaglio, i casi di sequestro per equivalente sono dati, per esempio, dai reati dei pubblici agenti contro gli enti di pubblica amministrazione (art. 322-ter(8) c.p.), da alcuni reati contro il patrimonio tramite truffa (art. 640-quater c.p.), dalla responsabilità da delitto dei soggetti giuridici (art. 19, Decreto Legislativo 8 giugno 2001, n. 231), dai delitti di pedo-pornografia (art. 600 septies c.p. introdotto dalla Legge 11 agosto 2003, n. 228), dai c.d. delitti di tipo transnazionale (art. 11, Legge 16 marzo 2006, n. 146) ed, infine, in rapporto ai reati penali in ambito di società e di cartelli (art. 2641 c.c.).
La figura giuridica della requisizione “per equivalente” fu immessa, per la prima volta, nel nostro sistema dalla legge 7 marzo 1996, n. 108, in tema di usura. Infatti, proprio a questo proposito, l aart. 644, comma 6, codice penale, prevede che, dopo una condanna, la requisizione può riguardare non soltanto i beni che rappresentano il prezzo o il guadagno del delitto, ma anche, in alternativa, beni di proprietà del colpevole per un importo equivalente al valore degli interessi o degli altri benefici o corrispettivi usurari.
Lo scopo voluto dal legislatore con l immissione della cd. confisca per equivalente è stato proprio quello di facilitare il più possibile la funzionalità della figura in considerazione dei problemi che, nello specifico, possono emergere ogni volta che i benefici economici del delitto siano stati nascosti o convertiti in altri beni.
Nondimeno, la sola limitazione di tale figura è l equivalenza del valore, potendo lo Stato ottenere soltanto beni di valore “equivalente” al prezzo o al guadagno del delitto. In materia di reati dei pubblici agenti contro gli enti di pubblica amministrazione, le Sezioni Unite Penali della Corte di Cassazione (verdetto 6 ottobre 2009, n. 38691) hanno indicato che, in assenza di leggi uniformi, la requisizione per equivalente può essere attuata soltanto al prezzo del delitto di peculato e non al guadagno.
Negli ultimi anni, la giurisprudenza tende ad estendere la valenza dei beni requisibili considerando lecita l asportazione dei beni ottenuti da terzi per elargizione o acquisizione dall accusato, avvicinandosi ad una concezione di "disponibilità" come condotta uti dominus della persona, in opposizione con l apparente proprietà del terzo.
Proprio in rapporto al caso di requisizione per equivalente il magistrato nomofilattico ha indicato quanto segue: “In materia di corruzione per azione contraria agli obblighi di ufficio, l importo avuto dal pubblico agente rappresenta prezzo del delitto ogni volta che sia stato concesso o ottenuto come controprestazione per l esecuzione dell atto illegale e, in quanto tale, è soggetto a sequestro forzato ex art. 240, secondo comma, n. 1 c.p., il cui settore di attuazione appare altresì ampliato prima dall art. 322 ter c.p., immesso dall art. 3 legge 29 settembre 2000, n. 300 e poi dall art. 335 bis c.p., immesso dall art. 6 L. 27 maggio 2001, n. 97.” (Cassazione penale, sezione VI, verdetto 13 giugno 2001, n. 24043)
In breve, la suddetta pronuncia rimanda il caso in cui la Suprema Corte ha considerato prezzo del delitto l importo illecitamente ottenuto dal pubblico agente giudice come controprestazione per avere attuato delle modalità e dei parametri del tutto illegali nel pagamento della ricompensa al custode.
Inoltre, evidenzio che, in merito al diritto penale del traffico stradale, il la Suprema Corte di Cassazione ha indicato quanto segue: “Allo scopo della requisizione della vettura (nella fattispecie automobile), in caso di conduzione in stato di ubriachezza(9), non può essere ritenuto estraneo al delitto il soggetto, differente dal guidatore e detentore di essa, che sia presente sull auto come passeggero (Fattispecie in materia di confisca preliminare). (Cassazione penale, sezione IV, verdetto 24 settembre 2010, n. 34687) In conclusione, l autore chiarisce come la base (la funzione) della requisizione é rinvenibile proprio nella particolare necessità di scongiurare che la possibilità di uso di beni funzionali o provenienti al delitto possa agevolare di nuovo il colpevole a compiere un reato.
Infatti, se restassero nella totale disponibilità del colpevole, le suddette res potrebbero, di certo, rappresentare un incoraggiamento al compimento di altri delitti. Infine, con la legge 20 luglio 2004, n. 189, il legislatore ha deciso che anche le bestie vive possono essere requisite a livello penale, ex art. 19-quater norme di organizzazione e transitorie per il codice penale.
Pertanto, il testo del suddetto articolo (affido degli animali requisiti o incamerati) è il seguente: “Gli animali materia di misure di confisca o requisizione sono consegnati a organizzazioni o enti che ne facciano domanda identificati con decreto del Ministro della salute, approvato di concerto con il Ministro dell interno”.
Quindi, dalla lettura della suddetta disposizione si deduce che la protezione da garantire all animale vivo emerge anche in merito alla custodia, che notevolmente viene affidata ad organi che diano un assicurazione in merito all effettiva garanzia di una tale protezione.
A questo punto della disamina della materia, l autore considera, altresì, necessario fare una valutazione finale proprio in rapporto al caso di una possibile illiceità di una misura ablativa di requisizione.
Proprio su tale punto, la Suprema Corte ha evidenziato quanto segue: “La demolizione del bene confiscato, ordinata in sede attuativa a delitto prescritto, non compromette il diritto della parte privata coinvolta a sollevare la questione dell illiceità della misura di ablazione, perché, pur estromessa la possibilità di riconsegna del bene, restante la possibilità di ottenere il rimborso per la lesione avuta”. (Cassazione penale, sezione I, verdetto 22 dicembre 2009, n. 49367) Infine, in merito al diritto penale del traffico stradale, l autore considera assai particolare e degna di interesse tale regola giuridica enunciata dal magistrato nomofilattico:
“La falsa dichiarazione di regolare ispezione, posta con timbro, sul documento di circolazione di una vettura, non invalida la regolarità del documento nella (SA) completezza. Quindi, è illegale la requisizione di tale documentazione, mentre basta che da esso sia cancellata, con la pronuncia di dichiarazione della falsità, la falsa iscrizione riportata. (Fattispecie di accusa penale riguardante il reato previsto dall art. 468 c.p.) – (Cassazione penale, sezione V, verdetto 28 marzo 1996, n. 756)